Censura in Germania? Mai, a meno che...

(Censura en Alemania?  Nunca, a menos que...)

per Harm Wulf

harmwulf2003@libero.it 

Prologo
Nella storia tedesca la censura è stata sfortunatamente più una regola che un’eccezione. Essa fu introdotta dalla Chiesa Cattolica nella forma dell’Inquisizione. Fu però il noto statista austriaco Metternich a perfezionare il sistema di repressione della libertà d’espressione attraverso un vasto apparato di spionaggio e sorveglianza. Nemmeno la Germania imperiale o la Repubblica di Weimar furono particolarmente tolleranti nella loro politica verso la letteratura non gradita, [1] ma la reputazione peggiore fu senza dubbio acquisita dal Terzo Reich che inserì, nei dodici anni della sua esistenza, circa 10.000 libri nella sua lista nera. Questi libri non furono bruciati, ma scomparvero dagli scaffali delle librerie e furono banditi dagli archivi delle biblioteche.[2]

Ma ciò che non è assolutamente conosciuto è che i “liberatori” alleati organizzarono la più grande campagna di distruzione di libri mai effettuata. I testi, vittime dell’operazione degli Alleati, furono 34.645 e comprendevano anche tutti I testi scolastici pubblicati tra il 1933 ed il 1945; non solo fu proibito a questi libri di essere stampati e venduti dopo la guerra ma essi sparirono anche dagli archivi di molte biblioteche.[3] Negli anni tra il 1946 ed il 1952 la Forza d’Occupazione Sovietica pubblicò quattro liste di proscrizione (“Liste der auszusondernden Literatur”, o lista della letteratura proibita) di titoli destinati alla distruzione. In base alle istruzioni dei censori che stilarono l’introduzione del secondo e del terzo volume, i primi tre tomi della lista furono utilizzati anche nelle zone d’occupazione occidentali.

La Costituzione tedesca nel suo articolo 5, sezione 1, clausola 3, l’attuale Costituzione tedesca (Grundgesetz, o GG) proibisce la censura. La Sezione 2 dello stesso articolo tuttavia limita la libertà dalla censura con le regole imposte dalle “leggi generali” per le altre materie. Un diritto umano fondamentale può così essere sospeso, almeno teoricamente, da leggi ordinarie come quelle di carattere penale.[4] In questo senso la Corte Costituzionale della Germania Federale (Bundesverfassungsgericht) ha deliberato che le “leggi generali” sono quelle che non proibiscono un’opinione particolare o la libertà di parola in generale. Inoltre, le leggi generali possono imporre limiti ad un diritto fondamentale solo se ciò serve a garantire un altro diritto fondamentale. In accordo con il principio della proporzionalità, i benefici d’entrambi i diritti fondamentali in conflitto devono essere contro bilanciati.[5]

Altre restrizioni imposte alla libertà d’espressione sono imposte dall’articolo 5, sezione 2 della Costituzione tedesca allo scopo di proteggere la gioventù e l’onore personale. Secondo la sentenza della Corte Costituzionale della Germania Federale il significato essenziale del diritto umano della libertà d’espressione è che la censura di pubblicazioni è permessa solo per pubblicazioni che siano una fonte costante o tipica di pericolosità per i giovani che possono leggerle, udirle o guardarle.

A proposito delle offese all’onore la Corte Costituzionale Federale ha disposto che questa fattispecie generalmente non si verificasse se non si sono usate espressioni offensive.

Legge penale
Il Codice penale tedesco (Strafgesetzbuch, StGB) dispone di mezzi per facilitare la censura, particolarmente negli articoli §§ 185, 189 e 130f. Mentre gli articoli §§ 185 e 189 (diffamazione, denigrazione della memoria di persone decedute) possono essere classificati sotto la categoria “offese all’onore”, il §§ 130f. (istigazione del popolo, istigazione all’odio) sono mischiate tra le offese all’onore e offesa alla dignità umana (Articolo 1 GG), e messa in pericolo della pace sociale, una chimera concettuale che non verrà qui dettagliatamente analizzata. 

Nell’autunno del 1994 la revisione dell’articolo § 130 StGB (la cosiddetta Lex Deckert) ha decretato, tra l’altro, che rientra tra I reati penali “pubblicamente o in assemblea in modo da portare ad una violazione dell’ordine pubblico, approvare, negare o trivializzare ogni atto commesso sotto il regime Nazionalsocialista nel modo specificato nell’articolo § 220° Sezione 1 [i.e. genocidio, A.M...]” 

Questo è lo scenario preciso in cui la Corte Costituzionale ha deliberato: questa legge criminalizza una specifica opinione circa un episodio della storia di un singolo passato regime. In questa prospettiva “affrettata e sconsiderata”[6] “legge speciale contro la libertà d’espressione”[7] dovrebbe essere incostituzionale, ed è stata criticata adeguatamente in Germania dalla letteratura giuridica, dove è stata descritta, per quello che è realmente, “un attacco alla libertà della libertà intellettuale dei dissidenti”[8] e “in sostanza il classico esempio di una norma [...] diretta contro un’opinione specifica.”[7] 

“La legittimità di questa disposizione è almeno dubbia. Ci si potrebbe già chiedere se una menzogna sia un reato di tipo penale; ci si deve chiedere se la semplice negazione di un fatto storico, in assenza d’ogni carattere di turbamento dell’ordine pubblico, possa essere classificata e trattata come istigazione del popolo in ogni caso..”[9] 

Il concetto di “negazione” di qualcosa che lo stato considera vero è un nuovo elemento nella legge penale tedesca e pone problemi che appaiono d’impossibile soluzione per la procedura penale. A proposito della negazione: perchè essa sia oggettivamente un’infrazione penale deve essere stata fatta deliberatamente; coloro che negano devono sapere che non stanno asserendo il vero ed il giudice deve dimostrare questa consapevolezza cosa che è già virtualmente impossibile. Ma circa il potere di punire anche (specialmente) i cosiddetti “criminali d’opinione” che sono convinti di star dicendo il vero la giurisprudenza tedesca ha architettato una definizione completamente nuova d’intenti: “In questo caso, l’intento può solo essere che la conoscenza di un opinione che entra in conflitto con ‘l’opinione generale’ a proposito di un avvenimento storico. Si ammette che in uno stato di diritto ciò ponga un sistema penale giuridico direttamente ad un bivio [ di una legge penale basata sull’arbitrarietà]]. Come Auschwitz rimarrà sempre un incubo per I tedeschi, la (legge sulla) ‘Menzogna di Auschwitz’ avrà lo stesso ruolo per la legge penale tedesca.”[10] 

Tuttavia il rivisto articolo § 130 StGB include regolamenti che vanno molto più in là. Criminalizza non solo i punti di vista dissenzienti su certi aspetti della persecuzione nazionalsocialista delle minoranze, ma anche qualsiasi cosa che possa essere considerata un’istigazione all’odio verso le minoranze d’ogni tipo. A questo proposito i maggiori commentatori del diritto penale tedesco hanno osservato che questo emendamento significa in sostanza che ogni tipo di critica a minoranze della popolazione – o come sono definite ‘gruppi minoritari – possono divenire reati penali poiché il diritto legale che dovrebbe proteggerli (legge antidiscriminazione) è stato reso troppo generico e vago da questo paragrafo.[11] 

Inoltre, si autorizza anche la censura preventiva attraverso il provvedimento di confisca per pubblicazioni ed altri mezzi di comunicazione pronti per la distribuzione. La giurisprudenza ritiene che l’intento di distribuzione di pubblicazioni proibite esista se una persona ha in suo possesso o trasporta più di una singola copia dello scritto.
Che questa nuova legge tedesca sia difficile da conciliare con gli standard dei diritti umani internazionali, è un fatto conosciuto dagli stessi dirigenti politici tedeschi, ma è giustificato in virtù della particolare storia del paese.[12]

Messa all’Indice
Il primo passo nel processo della censura tedesca è la lista nera o “messa all’indice” per esempio di un libro o di uno scritto. Questa messa all’indice è effettuata dall’Ufficio Federale di Revisione per i Media pericolosi per la gioventù (Bundesprüfstelle für jugendgefährdende Medien, BPjM).[13] Dal 2002 può attivarsi solo una segnalazione scritta del Dipartimento del Welfare per i Giovani. Tuttavia una legge più restrittiva introdotta nel 2002 autorizza questa autorità ad inserire nell’indice altri media anche senza il bisogno della segnalazione. Questa messa all’indice significa che i lavori inseriti nelle liste nere non possono più essere pubblicizzati e venduti a persone sotto ai 18 anni. In sostanza ciò significa che questi scritti cessano di esistere per il pubblico, e che si può legalmente apprendere della loro esistenza solo attraverso mezzi privati o – alternativamente – attraverso la lista dei libri e pubblicazioni messe all’indice che il BPjM pubblica regolarmente sul suo Report. Per il momento questa lista include migliaia di lavori stampati, audio e video.[14] Un tempo accessibile per chiunque, questo Report è ora venduto solo alle biblioteche, ai grossisti e ai venditori al dettaglio ed anche le biblioteche hanno cessato di fornire il libero accesso alla pubblicazione. Questo rende l’attività censoria di questa autorità sempre più oscura. Questa tendenza a celare la sua attività di censura è ulteriormente aumentata dal 2002, quando la legge è stata cambiata così che i media, che sono ritenuti una minaccia particolarmente pericolosa per la gioventù sono adesso inseriti in una lista segreta. Le vittime di questa censura segreta sono i media che contengono violazioni della legge penale tedesca (diffamazione, denigrazione dei morti, istigazione all’odio, istigazione del popolo) vale a dire praticamente s’include la totalità della letteratura revisionista.[15]

Malgrado il BPjM fu inizialmente creato per proteggere la gioventù tedesca dalla pornografia e dalla glorificazione della violenza si è sempre più dedicato alla battaglia contro la letteratura politica e storica non conforme. All’inizio del 1990 Eckhard Jesse, che oggi è professore di sociologia a Chemnitz, criticò il fatto che il BPjM è “in molteplici modi divenuto il guardiano di un antifascismo unidirezionale ”[16] e che i suoi provvedimenti sono “difficili da conciliare con i principi della società liberale [...], perché per principio in una società aperta la parola stampata o detta non può essere irreggimentata.”[17]

Ad oggi, questa stupefacente ammissione della violazione dei diritti umani attraverso la censura promossa sotto gli auspici dell’Ufficio Federale per la Protezione Costituzionale che meritò la segnalazione di Loro, ha ottenuto poche attenzioni.

La decisione dei tribunali tedeschi nel caso del libro Wahrheit für Deutschland (Verità per la Germania) ha assunto un significato centrale nella pratica censoria del BPjM. Questo libro tratta in modo rigoroso ma non accademico la questione di chi porta le responsabilità per la Seconda Guerra Mondiale.[18] Il BPjM lo inserì nella lista alla fine degli anni ’70. Nel 1994 la Corte Federale Costituzionale ha dichiarato la decisione d’inserimento nella lista nera illegale, [19] ma il BPjM immediatamente reinserì il libro nella lista con ulteriori esili motivazioni.[20] L’autore si appellò nuovamente contro ciò ed il suo ricorso ebbe nuovamente successo presso la Corte Amministrativa di Colonia. Secondo il verdetto, il BPjM aveva mancato di provare che il libro causava un danno ai giovani che lo avessero letto:

“Il BPjM omette di comprendere che è proprio la possibilità di un aperto dibattito tra I diversi punti di vista che migliora le capacità critiche dei giovani che richiedono una discussione libera e senza restrizioni. Inoltre l’insegnamento degli eventi storici richiede particolarmente l’esame critico dei diversi punti di vista. Nelle sue considerazioni il BPjM ha omesso completamente che ciò [...] può (forse)proteggere la gioventù con più efficacia dalla possibilità di versioni distorte della storia piuttosto che la messa all’indice che invece può indurre una giustificata attrazione verso queste opinioni.”[21]

Tuttavia questo verdetto come anche il precedente della Corte Costituzionale Federale indicava anche che questi principi non si dovevano applicare nel caso della storiografia riguardante il destino degli ebrei nel Terzo Reich. Questa ricerca o tema non solo rappresenta un opinione scientificamente palesemente scorretta ma tende a glorificare il Nazionalsocialismo e a denigrare gli ebrei come gruppo. Questo non significa che la pubblicazione in causa attacchi verbalmente gli ebrei o s’identifichi con l’ideologia nazionalsocialista. Nemmeno una palese dichiarazione di simpatia per gli ebrei o condanna del Nazionalsocialismo può servire se la trasgressione avviene mettendo in dubbio la natura reale dell’Olocausto o di un suo singolo aspetto. Le Corti tedesche considerano questi casi come prove adeguate per dimostrare la glorificazione del sistema nazionalsocialista dell’intenzione di diffamare gli ebrei.

Ad oggi gli appelli contro l’inserimento nella lista nera dei libri “negatori dell’Olocausto” sono stati uniformemente senza successo da quando i tribunali tedeschi rifiutano ogni richiesta di portare prove in questi processi.[22] La documentazione in questo contesto è molto frammentaria. Vecchi libri che mettevano in dubbio l’esistenza dell’Olocausto come Geschichte der Verfemung Deutschlands (Storia della diffamazione della Germania),[23] Hexeneinmaleins einer Lüge (Magica squadra di una menzogna),[24] Feuerzeichen (Segnale di fuoco)[25], Die 2. babylonische Gefangenschaft (La seconda cattività babilonese )[26] – non sono stati inseriti nell’ Indice del BPjM. Per altro verso, uno dei primi libri di questo genere, un libro che per la sua impostazione deve essere considerato degno di credito scientifico ed accademico, chiamato Der Jahrhundertbetrug[27] (The Hoax of the Century) - fu inserito nella lista nera all’inizio della primavera del 1979.[28]

Un lavoro edito dalla editrice Kritik-Verlag, dislocate in Danimarca, ha ricevuto una fama indiretta. All’inizio degli anni ’70 questo editore aveva stampato il libello intitolato Die Auschwitz-Lüge (La menzogna di Auschwitz ), in cui un ex soldato tedesco descriveva le sue esperienze ad Auschwitz, che erano diametralmente opposte a quelle riportate dai ben noti testimoni oculari.[29] Alla fine in Germania il titolo di questa pubblicazione è diventato l’incarnazione di ciò che è in altro modo conosciuto meno polemicamente come il Revisionismo dell’Olocausto che sostiene che non ci fu nessuna politica di sterminio degli ebrei nel Terzo Reich. Un ritratto di Thies Christophersen, l’autore del libello, che fu perseguito in Germania e fu costretto a fuggire all’estero, fu usato da Amnesty International del 1995 come pubblicità per la libertà di parola perchè anche la più controversa di tutte le opinioni merita di essere protetta dal diritto umano della libertà d’espressione.[30] La pubblicazione non fu messa all’indice fino al 1993, dopo oltre venti anni dalla sua prima pubblicazione.[31]

Dal 1994 non si sono avuti cambi sostanziali della legge penale da quando il BPjM ha ricevuto la sentenza. Nemmeno ci si debbono aspettare dei cambiamenti visto che il BPjM procede secondo la Legge per la Protezione della Gioventù (Gesetz zum Schutz der Jugend, o GjS) e non secondo la legge penale.

Confische dal 1994
Il secondo livello della censura tedesca è la cosiddetta fase della confisca (sequestra e distruggi). Questa fase è difficilmente accessibile al pubblico ed anche il Prof. E. Jesse, di cui abbiamo parlato prima, sembra non esserne cosciente o ignorarla. La confisca di pubblicazioni si effettua su ordine di una corte. Quello che accade alle copie confiscate di una pubblicazione non è chiaro ma probabilmente varia a secondo della stazione di polizia incaricata. Un editore che è spesso obiettivo di queste confische, ha riferito che gli è stato assicurato che i libri sono bruciati con controllo della polizia.[32] In un caso la stampa ha riferito che la letteratura confiscate è stata bruciata in un grande inceneritore.[33]

Secondo le informazioni fornite dal Governo Federale Tedesco, a differenza per I lavori all’indice, non esiste un ufficio o un’autorità che pubblichi anche lontanamente una lista completa dei libri confiscate; similarmente anche i singoli ordini di confisca dei tribunali non sono pubblicati da nessuno.[34] Sicuramente tribunale che ordina o revoca la confisca di pubblicazioni deve comunicare la sua decisione all’Ufficio Federale d’Investigazione Criminale (Bundeskriminalamt), che perciò deve avere una lista completa ed aggiornata, specialmente per informare i tribunali degli ordini di confisca già effettuati.[35] Tuttavia questi ordini di confisca sono pubblicati talvolta sul Bundeskriminalblatt, una pubblicazione non direttamente accessibile al pubblico. Ciò che avviene per le riviste pubbliche della lista nera non accade per i lavori in questione. A proposito di ciò il pubblico è lasciato completamente all’oscuro.

Sebbene anche le pubblicazioni pornografiche o violente siano soggette alla confisca, non sono qui trattate poiché la distruzione di pubblicazioni di carattere storico e politico è un argomento più esplosivo per la questione dei diritti umani.

Dal 1994 è possibile seguire I casi di tutte le pubblicazioni confiscate con contenuti storici o politici. Il caso più spettacolare fu senza dubbio la confisca del libro revisionista Der Auschwitz-Mythos (Il Mito di Auschwitz ). Secondo le tesi dei “negazionisti dell’olocausto”, l’autore, un ex giudice, fu privato del suo dottorato e la sua pensione fu ridotta.[36]

Un altro caso interessante è quello della confisca dei libri pubblicati dal revisionista ebreo Joseph Ginsburg, sotto lo pseudonimo di J. G. Burg. I suoi libri di negazione dell’olocausto sono caduti vittime dell’arsione dei libri tedesca malgrado, per il suo essere ebreo, e alla loce dei contenuti dei suoi scritti, egli difficilmente avrebbe potuto essere accusato di antisemitismo.

Dall’inverno del 1996, quando le pubblicazioni riguardano politica o storia, il BPjM stesso ha disposto la confisca di solo pochi numeri del periodico revisionista svizzero Der Eidgenoss. Vari numeri del periodico revisionista Historische Tatsachen (Fatti Storici), d’altro canto – che ha lungo sono stati soggetti a confisca – e che sono pubblicati dallo stesso editore del libro Wahrheit für Deutschland che BPjM ha provato di mettere al bando per più di venti anni – non sono menzionati.[38] Dalla primavera del 1997 il BPjM aggiorna la sua lista, con particolare riguardo per I quattro libri del revisionista svizzero Jürgen Graf. Con un’eccezione, tutti questi libri sono stati confiscati prima della fine del 1994, e uno è già stato rimesso all’indice nel 1995.[39] Il BPjM stesso è perciò meno chiaro sullo stato delle confische che l’autore del presente articolo.

Confische dopo il 1994
Questa politica ‘moderata’ di confische è cambiata radicalmente dopo la revisione del paragrafo § 130 StGB con effetto dal 1 dicembre 1994. Anche se dal 1 dicembre 1994 (la data d’entrata in vigore del nuovo § 130 StGB ), e la metà del 1997 (in cui l’autore ha datato questo articolo) ci sono solo due anni e mezzo, la lista dei libri sequestrati e distrutti in questo lasso di tempo è lunga come quella dei libri a nostra conoscenza confiscati e distrutti nei primi 45 anni d’esistenza della Repubblica Federale di Germania.

E’ importante notare che in gran parte delle istanze, i dati dei tribunali riferiscono non solo dei casi di confisca dei libri, ma si riferiscono anche a procedimenti penali contro gli autori, gli editori, case editrici, i librai e talvolta anche contro i tipografi ed i possessori di più di una copia del libro in questione. Procedimenti penali dei possessori di pubblicazioni proibite sono state intraprese anche se i libri erano stati acquistati quando essi non erano ancora proibiti. Allo stato attuale quasi tutti questi processi sono di natura retroattiva e trattano casi in cui i libri furono acquistati prima che essi fossero confiscati a causa di una legge che ha imposto la loro scomparsa ed il loro ritiro coatto dal mercato.

In risposta ad un’interrogazione il Ministro di Giustizia del Land del Baden-Württemberg ha dichiarato che tra la fine del 1994 e la metà del 1996, nel Baden-Württemberg alone, ci sono stati 32 casi di procedimenti preliminari istituiti contro singoli per possesso multiplo di questi libri.[40] In tutta la Germania si stimano circa 250 – 300 casi penali similari.

I libri revisionisti, che a nostra conoscenza, non erano ancora stati inseriti nella lista nera come Feuerzeichen o Die 2. babylonische Gefangenschaft – non sono le sole vittime di questa nuova ondata di censura. Sono stati distrutti libri con contenuti strettamente politici come In Sachen Deutschland (La causa della Germania) o Wolfsgesellschaft (La società dei lupi). Entrambi questi libri descrivevano in modo non polemico, ma di rifiuto i problemi portati dalla società multi-culturale la supposta incompetenza dei politici tedeschi. Siccome da quando quest’atteggiamento apertamente negativo rappresenta un’istigazione contro gli stranieri in Germania e contro i partiti ed i loro rappresentanti, in altre parole da quando questi libri sono stati considerati come pericolosi per la pace interna della Germania Federale, essi sono stati confiscati.

Visto lo scopo dell’articolo è impossibile in questa sede analizzare adeguatamente ogni singolo libro proibito. Punteremo l’obiettivo solo su di un caso, il primo di sequestro e distruzione ordinato in base alla legge revisionata dal 1 dicembre 1994. Questo ordine fu emesso sul finire del marzo 1995 contro la pubblicazione scientifica Grundlagen zur Zeitgeschichte ( tradotto anche in inglese col titolo Dissecting the Holocaust), che tratta in modo assai critico l’Olocausto. Oltre mille persone, la gran maggioranza dell’ambiente accademico, hanno pubblicamente sostenuto la richiesta di togliere il volume dall’indice[41] e due illustri storici hanno testimoniato in tribunale che il libro in questione era di natura scientifica ed accademica e che perciò doveva essere protetto dall’articolo 5 sezione 3 della costituzione in cui la libertà di ricerca è garantita senza limitazioni.[42]

Nel frattempo il Ministro della Giustizia del Baden-Württemberg aveva annunciato che questa disposizione costituzionale non era sacrosanta. Il Ministro aveva deciso che la distruzione di uno studio scientifico fosse possibile se il detto studio comportasse un indubbia restrizione dei diritti fondamentali di una terza parte.[43] Questa interpretazione non era nuova, ma riprendeva la decisione della Altra Corte Costituzionale tedesca del 1985 che a proposito del libro di Wilhelm Stäglich Der Auschwitz-Mythos aveva deliberato che la libertà della ricerca non deve essere garantita se i suoi risultati implicano attacchi alla dignità umana degli ebrei.[44] Le implicazioni di questa decisione sono che i ricercatori non possono postulare determinate tesi e non possono porre domande o cercare di mettere in discussione tesi già acquisite se ciò potrebbe essere contrario agli interessi ebraici. Questa decisione dell’Altra Corte Costituzionale tedesca è ovviamente una violazione dei diritti umani perchè questa interpretazione colpisce al cuore il fondamentale diritto della libertà di ricerca e il diritto di scegliere l’argomento da analizzare quello di esporre liberamente i risultati della ricerca. (cf. Karl R. Popper[45]). Pubblicazioni giuridiche specialistiche hanno confermato che questo approccio è chiaramente incostituzionale.[46]

Il processo riguardante il libro Grundlagen zur Zeitgeschichte – che concerne la libertà dei suoi autori, dell’editore, stampatore, tipografo, venditori ed acquirenti si trascinerà verosimilmente per molti anni ed è veramente il caso cruciale che contribuirà significativamente a modellare il destino futuro dei diritti umani in Germania.


Destini personali
Naturalmente, ogni processo per la stampa, la pubblicazione o la distribuzione di un libro proibito comporta inevitabilmente il coinvolgimento del destino di una persona.. L’esatto numero delle persone che sono state sanzionate negli ultimi anni per aver diffuso pubblicazioni proibite non è conosciuto; la suddetta stima di diverse centinaia di procedimenti preliminari dovrebbe indicare un numero consistente. Analizziamo solo quattro dei più eclatanti casi degli ultimi anni ( il corrispondente numero di riferimento del caso giudiziario può essere reperito all’inizio dei libri in questione, nell’allegata lista dei libri confiscati).

Primo e più importante caso è quello di Günter Deckert, ex presidente del partito di destra tedesco Nationaldemokratische Partei (Partito Nazionale Democratico). Questo caso ha attirato l’attenzione internazionale. All’inizio del 1994 Deckert fu condannato a due anni di prigione per aver tradotto dall’inglese, in modo consenziente, un oratore americano che metteva in discussione le uccisioni di massa degli ebrei ad Auschwitz.[47] questo caso è stato parzialmente ricostruito nel libro Der Fall Günter Deckert (il caso di G.D.), co-edito dallo stesso Deckert.[48] Questo libro in cui Deckert sostiene le sue opinioni revisioniste con nuovi argomenti e la vendita di 50 copie del testo antologico revisionista Grundlagen zur Zeitgeschichte, ha comportato un nuovo procedimento a suo carico che ha condotto ad un’ulteriore condanna d’altri 20 mesi di carcere nella primavera del 1997. Deckert uscirà dal carcere nell’agosto del 2000 – dopo più di 5 anni.

Il secondo destino avverso è quello di un editore di vecchia data di Vlotho, il laureato in scienze politiche Udo Walendy. Nel dicembre del 1996 egli fu condannato, nell’ultimo appello possibile, a quindici mesi di carcere per Quattro numeri (n. 1 (2nd ed.), 59, 60 e 64) della sua rivista revisionista Historische Tatsachen, un periodico che comprende ad oggi 77 numeri. Nel maggio 1997 il tribunale di Herford decise una condanna ulteriore che condannava Walendy ad altri 14 mesi di carcere per i numeri 66 e 68 della stessa rivista. In seguito la licenza d’editore gli fu ritirata nel settembre del 1999 cosi che al signor Walendy fu proibito di pubblicare e distribuire qualsiasi altra cosa.[49] Questo caso mostra molto chiaramente come la censura tedesca sia aumentata con l’introduzione delle rilevante revisione legislativa della fine del 1994: mentre nessuno dei numeri della rivista di Walendy ha comportato implicazioni penali all’autore prima della revisione mentre, sei dei dodici numeri apparsi dopo, lo hanno portato a processi e condanne anche se né lo stile né i contenuti del periodico fossero minimamente cambiati.[50]

Il nostro terzo esempio è il destino del chimico accademicamente accreditato Germar Rudolf, che ha anche pubblicato con lo pseudonimo di Ernst Gauss. Per aver redatto e distribuito una perizia chimica e tecnica conosciuta come Das Rudolf-Gutachten (The Rudolf Report), che sostiene la non veridicità delle uccisioni di massa con gas ad Auschwitz, egli fu condannato nel giugno del 1995 a 14 mesi di prigione ed è stato poi in seguito perseguito e perseguitato per aver scritto o pubblicato diversi libri e pubblicazioni revisioniste (per esempio, Grundlagen zur Zeitgeschichte, Prof. Dr. Ernst Nolte: Auch Holocaust-Lügen haben kurze Beine, Auschwitz: Nackte Fakten, Kardinalfragen zur Zeitgeschichte, vari numeri della rivista Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung). Egli ha evitato sia la sua prima condanna al carcere sia il processo per aver pubblicato il libro Grundlagen zur Zeitgeschichte volando verso l’esilio.[51] Wigbert Grabert, l’editore del libro Grundlagen zur Zeitgeschichte, non riuscì ad evitare la punizione e fu condannato ad una sanzione pecuniaria di 3.000.000 di marchi tedeschi.

Per ultimo, ma non come importanza, vogliamo ricordare il caso di Hans Schmidt, un cittadino Americano nato in Germania. Egli è a capo di un’organizzazione di destra americana che sostiene di rappresentare gli interessi dei tedeschi-americani negli Stati Uniti. In questa veste egli ha per molti anni contrariato importanti personaggi della Germania con lettere aperte. Quando Schmidt visitò la Germania nell’estate del 1995, fu tenuto in custodia preventiva in attesa di processo per oltre cinque mesi perchè in una di queste lettere aperte egli aveva descritto l’elite tedesca come “infestata da ebrei e massoni” fatto che, secondo la legge tedesca, costituiva reato di istigazione del popolo. Schmidt evitò il processo volando in Florida.[52]

Il fatto che non ci sia una lista pubblicamente accessibile dei libri confiscati, rende difficile in taluni casi determinare se un ordine di confisca esiste o no. A volte si può venire a conoscenza dagli uffici dei pubblici ministeri nel corso di dichiarazioni su indagini penali. Se i procedimenti sono sospesi o abbandonati per ragioni diverse dalla supposta innocenza (per esempio fine dei termini legali del procedimento, errore, accorpamento con altri procedimenti frequentemente accompagnati dal sequestro di prove come i libri confiscati) lo stato legale dei procedimenti di confisca rispetto all’arma-libro spesso resta oscuro. Molti degli editori e degli autori sottoposti a censura non sono molti disponibili a cooperare perché non desiderano vedere il loro caso esposto al pubblico. Temono danni alla loro reputazione così che preferiscono rimanere in silenzio. Ovviamente la generale confusione riguardo alla legge sulla confisca dei libri in Germania è una costante fonte d’incertezza per ogni editore, libraio ed acquirente di libri. Per questa ragione vi è una generale tendenza ad un’auto-censura preventiva che diviene sempre più manifesta in Germania: per evitare l’incalcolabile rischio di un procedimento penale si tende sempre più ad evitare la patata bollente della storia e della politica per non doversi trovare al centro delle attenzioni giudiziarie. Questa censura nascosta e silenziosa è palesemente il fatto più evidente ed anche il più pericoloso. Nel lungo periodo ciò porterà ad effetti catastrofici sulla vita sociale e politica della Germania ma questo fatto sembra non interessare nessuno.

Non è importante che uno pensi che queste tesi sostengano un gruppo di persone. Il fatto è che il diritto umano della libertà di parola deve essere indivisibile come ha già scritto il professor R. Dworkin nel suo Index on Censorship.[53] E siccome nessuno dei casi descritti ha contenuto nessun caso di incitamento alla violenza, istigazione ad atti violenti o banalizzazione della violenza – ma, tutto al più, violenza nella controversia su eventi storici, o rappresentazioni meno usuali del solito di eventi storici – la severità dei procedimenti giudiziari tedeschi contro questi dissidenti è incomprensibile ed ingiustificata.

Se i casi qui descritti avessero coinvolto un qualsiasi altro gruppo di persone ci sarebbe stato un grido di dolore internazionale nella stampa per denunciare queste violazioni dei diritti umani. Ma siccome le vittime sono dopo tutto solo di una parte politica la questione è ignorata e sottaciuta. Ma in una prospettiva obiettiva non c’è differenza tra, per esempio, comunisti e testimoni di Geova imprigionati per il loro credo durante il terzo Reich e i nazionalisti ed i revisionisti gettati dietro le sbarre nella Repubblica Federale di Germania oggi a causa delle loro pubblicazioni. I diritti umani restano diritti umani. Valgono sia per radicali di sinistra che per quelli di destra.

Considerando i risultati di uno studio più dettagliato ed assai raccomandato sul deterioramento dei diritti civili in Germania,[54] complessivamente si deve concludere che la tradizione tedesca di libertà di parola è più che deteriorate. La giustificazione tedesca per questo stato di cose ‘queste misure sono giustificate da questo capitolo oscuro (il terzo Reich) della nostra storia – è comprensibile, ma è sbagliato anche arrivare alla paradossale e perversa situazione in cui, per prevenire la persecuzione di minoranze e l’arsione dei libri, altre minoranze sono perseguitate ed i libri bruciati. Questa è esattamente la situazione in cui ci troviamo nella Germania di oggi. Alla luce della sua storia, la sola posizione corretta per la Germania sarebbe senza dubbio quella di una stretta ed imparziale garanzia per i diritti umani di tutti e non che essi possano essere negate alla parte avversa. Ovviamente a proposito dei diritti umani, la Germania è caduta in un circolo vizioso storico o, per usare un’altra metafora: il pendolo oscilla vigorosamente da un estremo all’altro. E’ tempo di farlo tornare nel mezzo.

Anton Mägerle

Note

[1]
Per ulteriori notizie vedi Claus Nordbruch, Sind Gedanken noch frei? Zensur in Deutschland, Universitas, Munich 1998.
[2]
Le opinioni su ciò differiscono lievemente: secondo Dietrich Strothmann, Nationalsozialistische Literaturpolitik, 3rd ed., Bouvier, Bonn 1985, circa 12.500 libri, secondo Dietrich Aigner, Die Indizierung “schädlichen und unerwünschten Schrifttums” im Dritten Reich, vol. XI del Archiv für Geschichte des Buchwesen, Buchhändlervereinigung, Frankfurt/Main 1971, il numero fu inferiore a 10.000.
[3]
Per ulteriori dettagli vedi Martin Lüders, Nation und Europa, vol. 47(9) (1997), pp. 7-11. La lista di tutti i libri banditi dagli Alleati (Liste der auszusondernden Literatur) recentemente ristampata da Uwe Berg-Verlag, Toppenstedt (Germany) 1983/84 (Deutschen Verwaltung für Volksbildung in der sowjetischen Besatzungszone/Ministerium für Volksbildung der Deutschen Demokratischen Republik (ed.) Liste der auszusondernden Literatur. Index der in der sowjetischen Besatzungszone verbotenen Bücher nach dem Stand vom 1. April 1946; Erster Nachtrag zum Index der in der sowjetischen Besatzungszone verbotenen Bücher nach dem Stand vom 1. Januar 1947; Zweiter Nachtrag zum “Index” der in der sowjetischen Besatzungszone verbotenen Bücher nach dem Stand vom 1. September 1948; Dritter und letzter Nachtrag zum “Index” der in der sowjetischen Besatzungszone verbotenen Bücher nach dem Stand vom 1. April 1952, 4 vols., Zentralverlag, Berlin (East) 1946-1948, 1953). Può essere consultata integralmente al sito vho.org/censor/tA.html.
[4]
Due recenti studi sulla censura in Germania caldamente raccomandati: Jürgen Schwab, Die Meinungsdiktatur. Wie “demokratische” Zensoren die Freiheit beschneiden, Coburg: Nation Europa Verlag, 1997, 338 pp.; Claus Nordbruch, op. cit. (note 1).
[5]
La decisione della Corte Federale Costituzionale fu commentata da: Karl-Heinz Seifert, Dieter Hömig (eds.), Grundgesetz für die Bundesrepublik Deutschland, 2nd ed., Nomos Verlagsgesellschaft, Baden Baden 1985.
[6]
Eduard Dreher, Herbert Tröndle (eds.), Strafgesetzbuch, 47th ed., Beck, Munich 1995, Strafgesetzbuch, 47th ed., MN 18 regarding §130.
[7]
Stefan Huster, “Das Verbot der ‘Auschwitz-Lüge’, die Meinungsfreiheit und das Bundesverfassungsgericht”, Neue Juristische Wochenschrift, 1995, pp. 487ff.
[8]
Daniel Beisel, “Die Strafbarkeit der Auschwitz-Lüge”, Neue Juristische Wochenschrift, 1995, pp. 997-1000.
[9]
Karl Lackner, Strafgesetzbuch, 21st ed., Munich, 1995, MN 8° circa §130; le critiche di questo articolo sono moltissime; cf. Hans A. Stöcker, Neue Zeitschrift für Strafrecht, 1995, pp. 237-240; Manfred Brunner, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Aug. 17, 1994; Ernst Nolte, ibid., Sept. 8, 1994; Ronald Dworkin, Tageszeitung, May 17, 1995; Horst Meier, Die Zeit, Sept. 15, 1995; Horst Meier, Merkur 12/1996: 1128-1131.
[10]
Theodor Leckner, in Adolf Schönke, Horst Schröder (eds.), Strafgesetzbuch, 25th ed., Beck, Munich 1997, p. 1111.
[11]
Ibid., p. 1103.
[12]
Il Ministro Federale di Giustizia Edzard Schmidt-Jorzig, Ruge. NeunzehnZehn: “Ehrenschutz für Soldaten - Gesetz gegen die Meinungsfreiheit?”, 3-SAT, March 10, 1996, 19:10; same, Mut, no. 351, 11/1996: 32-35; Wolfgang Schäuble, Frankfurter Allgemeine Zeitung, April 24, 1996, p. 41.

[13]
Fino 2002, questa autorità portava il nome di Bundesprüfstelle für jugendgefährdende Schriften, BPjS.
[14]
L’ultima “lista comprensiva”, Gesamtverzeichnis indizierter Bücher, Taschenbücher, Broschüren und Comics, Stand 30.4.1993, include circa 2.500 titoli. Circa 120 ulteriori sono stati aggiunti. La lista dei video è più o meno della stessa consistenza. Da aggiungere a questo ci sono diverse centinaia di supporti elettronici di dati o sonori. Le attuali liste dell’indice sono pubblicate nel periodico dell’Ufficio di Revisione per le Pubblicazioni pericolose per la Gioventù, BPjS aktuell. Ordinabili presso: Bundesprüfstelle, Postfach 26 01 21, D-53153 Bonn, Germany.
[15]
Vedi per ulteriori informazioni il sito del governo Tedesco www.bmfsfj.de .
[16]
Eckhard Jesse, “Streitbare Demokratie und ‘Vergangenheitsbewältigung’”, in Bundesamt für Verfassungsschutz (ed.), Verfassungsschutz in der Demokratie, Carl Heymanns Verlag, Cologne 1990, p. 304, cf. p. 289.
[17]
Ibid., p. 287; cf. also p. 303: “Liberal society may not stifle or suppress the free exchange of ideas and points of view.”
[18]
Udo Walendy, Wahrheit für Deutschland, 3rd ed., Verlag für Volkstum und Zeitgeschichtsforschung, Vlotho 1976; engl.: Truth for Germany, ibid.
[19]
Ref. 1 BvR 434/87.
[20]
JMS-Report, February 1/1995, pp. 52-54.
[21]
Ref. 17 K 9534/94.
[22]
Nell’articolo 244 del Codice di Procedura Penale Tedesco è prevista l’opzione di rifiutare la prova se l’oggetto in questione è palesemente evidente che è la fondamentale premessa per i tribunali che devono dibattere sull’Olocausto (“notifica giudiziaria”).
[23]
Franz J. Scheidl, self-pub., 6 vols., Vienna 1967. Molti dei libri qui menzionati possono essere trovati sul web site vho.org, qualcuno anche in inglese.
[24]
Emil Aretz, Verlag Hohe Warte, Pähl 1973.
[25]
Ingrid Weckert, Grabert, Tübingen 1981; sequestrato e distrutto nel 1995; in English: Flashpoint: Kristallnacht 1938, Institute for Historical Review, Newport Beach (CA) 1991.
[26]
Steffen Werner, 2nd ed., Grabert, Tübingen 1991; sequestrato e distrutto nel 1995.
[27]
Arthur R. Butz; in German: Verlag für Volkstum und Zeitgeschichtsforschung; in English: The Hoax of the Twentieth Century, Institute for Historical Review, Newport Beach (CA) 1976, 1992.
[28]
Gesamtverzeichnis indizierter Bücher, Taschenbücher, Broschüren und Comics, Stand 30.4.1993, p. 8: Index No. E 2765, Bundesanzeiger no. 95 of May 22, 1979.
[29]
Thies Christophersen, “Die Auschwitz-Lüge”, Kritik issue no. 23, Mohrkirch: Kritik Verlag, 1973, oggi reperibile presso: Vrij Historisch Onderzoek, Berchem Belgium.
[30]
Il giornale Tageszeitung (Berlin) di sinistra lo riporta correttamente il12 dicembre 1995.
[31]
Bundesanzeiger of Sept. 30, 1994.
[32]
Wigbert Grabert, della Grabert Verlag in Tübingen, all’autore.
[33]
Abendzeitung (Munich), March 7./8., 1998: “The remaining copies are occasionally being burnt in a wast incinerator.”, a proposito R. J. Eibicht, Hellmut Diwald; cf. Zur Zeit (Vienna), no. 9/1998 (Febr. 27): “65 years ago this happened publicly, today this is being achieved on the quiet in waste incinerators.”
[34]
Ammissione del Governo Federale, Bundestagsdrucksache 13/4222, March 26, 1996, p. 6. Germar Rudolf ha cercato di compilare una lista dei libri confiscati in Germania, vedi vho.org/censor/Censor.html. A causa della mancanza di informazioni ufficiali la lista è necessariamente incompleta. Collegamenti con i libri confiscati possono essere cercati al sito, non ulteriori URL sono forniti in questo articolo.
[35]
Richtlinien für das Strafverfahren und das Bußgeldverfahren (Linee guida per procedura penale). 208, II + IV; secondo Gerd Pfeiffer (ed.), Karlsruher Kommentar zur Strafprozeßordnung, 3rd ed., Beck, Munich 1993, p. 2174.
[36]
Cf. Wigbert Grabert (ed.), Geschichtsbetrachtung als Wagnis, Grabert, Tübingen 1984; vedi anche DGG, “Bundesverwaltungsgericht im Dienste der Umerzieher. Erstmalig Doktorgrad aus politischen Gründen aberkannt”, in Deutschland Geschichte und Gegenwart 36(3) (1988), p. 18 (online: vho.org/D/DGG/DGG36_3_2.html); DGG, “Unglaubliches Urteil im Fall Dr. Stäglich”, ibid., 36(1) (1988), p. 7 (online: .../DGG36_1_1.html); DGG, “Vernunft wird Unsinn ... Späte Rache für den ‘Auschwitz-Mythos’”, ibid., 31(1) (1983), pp. 19f. (online: .../DGG31_1.html); DGG, “Ende der Wissenschaftsfreiheit?”, ibid., 29(3) (1981), p. 38 (online: .../DGG29_3_1.html).
[37]
Bundesministerium des Inneren (ed.), Bundesverfassungsschutzbericht (Report dell’Ufficio Tedesco per la Protezione della Costituzionoe), Bundesdruckerei, Bonn 1995-2002, I dati riportati sono forniti dall’Ufficio Federale Tedesco per le Indagini (Bundeskriminalamt). Da quando il governo tedesco ha cambiato l’indirizzo ondine della sue pubblicazioni, è fornito solo l’indirizzo delle loro ultime due pubblicazioni:
2001: www.bmi.bund.de/Annex/de_20737/Verfassungsschutzbericht_2001_-_Pressefassung.pdf;
2002: www.bmi.bund.de/Annex/de_24336/Verfassungsschutzbericht_2002.pdf.
[38]
Sebbene l’inserimento nella lista nera di due di questi numeri sia menzionato: Historische Tatsachen no. 23 (“Zigeuner bewältigen eine ½ Million”), Decision No. 4208, Bundesanzeiger 204 of Oct. 31, 1991, e Historische Tatsachen no. 36 (“Ein Prozeß, der Geschichte macht”), Decision No. 4029, Bundesanzeiger 64 del 31 marzo 1990.
[39]
Jürgen Graf, Auschwitz. Tätergeständnisse und Augenzeugen des Holocaust, Neue Visionen, Würenlos 1994; confiscato dal Tribunale di Mannheim, 41 Gs 2626/94, rilasciato dal Tribunale distrettuale di Mannheim, 5 KLs 7/95.
[40]
Parlamento del Land del Baden-Württemberg, 12th sessione, Paper 12/334, Interrogazioni parlamentari del Rep. Michael Herbricht REP, “Appell der 500” Stuttgart, Aug. 27, 1996. Position of the Baden-Württemberg Ministry of Justice, Stuttgart, Sept. 23, 1996, Ref. 4104 - III/185, Dr. Ulrich Goll.
[41]
“Appell der 100 • Die Meinungsfreiheit ist in Gefahr!”, Frankfurter Allgemeine Zeitung, 17 Maggio1996; in Stuttgarter Nachrichten e Stuttgarter Zeitung 19 luglio 1996, con 500 firme; nel Westfalen-Blatt 13 e18 settembre 1996, con 1.000 firme ciascuno.
[42]
Perizia ufficiale del Prof. Dr. Ernst Nolte e Dr. Joachim Hoffmann, Tübingen Tribunale distrettuale, Ref. 4 Gs 173/95; fu pubblicata nel Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung, 1(3) (1997), pp. 205ff.; una traduzione inglese fu stampata nel testo di G. Rudolf, Dissecting the Holocaust, 2nd. ed., Theses & Dissertations Press, Chicago, IL, 2003, pp. 563-566 (online: www.vho.org/GB/Books/dth/fndHoffmann.html).
[43]
Come reazione all’appello riportato in nota 41 durante la seduta parlamentare riferita in nota 40, vedi IDN, “’Appell der 500’ vor Landtag”, DGG 44(4) (1996), S. 9f. (online: vho.org/D/DGG/IDN44_4.html); VHO, “Zur Wissenschaftsfreiheit in Deutschland. Justizminister Württemberg: Wissenschaftsfreiheit ist nicht existent”, Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung 1(1) (1997), pp. 34-37 (online: vho.org/VffG/1997/1/VHOWiss1.html)
[44]
Corte Costituzionale Federale, ref. 1 BvR 408f./83, ristampato in W. Grabert, op. cit. (note 36), pp. 287ff.
[45]
Karl Raimund Popper, Objektive Erkenntnis, 2nd. ed., Hoffmann & Campe, Hamburg 1984.
[46]
Cf. anche Daniel Beisel, op. cit. (note 8).
[47]
Questo cittadino americano, Frederick A. Leuchter, fu arrestato in Germania poco dopo aver preso parte ad un noto programma televisivo Tedesco. Egli volò negli USA quando fu rilasciato dalla detenzione preprocessuale per aspettare in libertà il suo processo.
[48]
G. Anntohn, H. Roques, DAGD/Germania Verlag, Weinheim 1995
[49]
Oberkreisdirektor Herford, ref. 32/33.31.10.
[50]
U. Walendy ha pubblicato un numero speciale sul suo stesso caso: Historische Tatsachen no. 69: “Ausgehebelte Grundrechte”, and no. 77 “’Vv’-Strafhäftling Walendy”, Verlag für Volkstum und Zeitgeschichtsforschung, Vlotho/Weser 1996/1999. Naturalmente è necessario durante la lettura di questo lavoro distinguere con attenzione tra i fatti e le opinioni dell’autore che sono evidentemente soggettive.
[51]
Su Germar Rudolf vedi Wilhelm Schlesiger, Der Fall Rudolf, Cromwell Press, London 1994 (Engl. online at www.vho.org/GB/Books/trc); Herbert Verbeke (ed.), Kardinalfragen zur Zeitgeschichte, Vrij Historisch Onderzoek, Berchem 1996 (Engl. online at www.vho.org/GB/Books/cq). Naturalmente, bisogna distinguere con attenzione tra I fatti e le opinioni soggettive degli autori anche in questo caso. Vedi anche “Hunting Germar Rudolf”, www.vho.org/Authors/RudolfCase.html.
[52]
Hans Schmidt ha raccontato il caso in: Jailed in “Democratic” Germany. The Ordeal of an American Writer, Milton/FL: Guderian Books, 1997, 490p. Anche in questo caso è necessario durante la lettura di questo lavoro distinguere con attenzione tra i fatti e le opinioni dell’autore che sono evidentemente soggettive.. Il cittadino australiano Dr. Fredrick Toben condivise il destino di Schmidt nella primavera del 1999 mentre visitava la Germania per sfidare la censura delle autorità tedesche. Egli fu arrestato e condannato; vedi il suo sito web: www.adelaideinstitute.org.
[53]
R. Dworkin, “A new map of censorship”, in Index on Censorship, ½ (1994), pp. 9-15; cf. R. Dworkin, “Forked tongues, faked doctrines”, ibid., no. 3 (1997), pp. 148-151.
[54]
G. Rudolf, “Discovering Absurdistan”, The Revisionist 1(1) (2003), pp. 203-219 (online: vho.org/tr/2003/2/Rudolf203-219.html).

Traduco volentieri questo interessante saggio di Anton Mägerle per permettere anche al lettore italiano di farsi un’idea di ciò che accade nella libera e democratica Europa (l’articolo è reperibile in lingua tedesca ed inglese al sito http://vho.org/censor/D.html ). Invitando tutti ad un’attenta lettura, faccio solo sommessamente notare che negli anni bui della dittatura fascista, secondo il quotidiano “Il Manifesto”, dall’istituzione del Tribunale Speciale per la Difesa della Stato (il 1 febbraio del1927), al suo scioglimento (con la caduta del regime, il 25 luglio1943) furono perseguiti 5.619 imputati di cui 4.596 furono condannati (vedi inserto del Manifesto “Ricordate quel 25 aprile?” n. 1 s.d.). In un silenzio assordante, nel cuore dell’Europa, tra il 1994 ed il 2003 sono state perseguite oltre 100.000 persone per reati d’opinione. Miracoli della “democrazia”…