TESTIMONIANZE OCULARI DELLE GASSAZIONI OMICIDE

 

Nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale

 

Prof. Jürgen Graf

 

 

 

1. Qualche commento di base

 

Nessuno contesta che gli ebrei furono perseguitati durante la seconda guerra mondiale. Questa persecuzione fu reale e brutale; tuttavia, i ricercatori revisionisti contestano l’esistenza di un programma nazionalsocialista volto ad una distruzione sistematica degli ebrei, o che ci furono campi di sterminio con camere a gas per l’uccisione dei prigionieri ebrei, e che la persecuzione ebbe come conseguenza sei milioni di vite ebraiche. I revisionisti non contestano che gli ebrei furono fucilati nella zona orientale di guerra, essi mettono solamente in discussione il numero delle vittime che viene presentato nella letteratura ufficiale.

 

Quello che accadde tra il 1941 e il 1945 fu, secondo i revisionisti, un’atrocità che in teoria non è dissimile da altre innumerevoli atrocità registrate nel corso della storia. Troppo spesso è accaduto nel passato che qualche popolazione sia stata discriminata, deportata per essere utilizzata come mano d’opera schiavista, dove molti perirono anche per denutrizione, malattia o esaurimento organico. In quasi tutte le guerre è accaduto che civili siano stati fucilati, e siano stati commessi contro civili altri atti criminali, e di conseguenza, in contrasto con gli storici ufficiali, i revisionisti non accettano che l’”Olocausto” venga considerato “unico”.

 

Una cosa è certa; se la storiografia ufficiale è nel giusto, si dovrebbe riconoscere l’unicità del crimine non a causa del numero delle vittime; nessuno nega il fatto che il comunismo abbia fatto molte più vittime del nazionalsocialismo, ma a causa del metodo applicato. Omicidi di massa sono stati registrati molte volte nel corso della storia, ma mai in mattatoi chimici. Perciò la questione riguardante l’esistenza o la non esistenza di camere a gas omicide è della massima importanza. Quello che è comunemente descritto come l’”Olocausto” sarebbe stato impossibile senza camere a gas omicide perché i tedeschi non avrebbero avuto i mezzi per realizzare il presunto sterminio sistematico.

 

2. Le obiezioni più comuni contro il revisionismo

 

La tesi revisionista deve all’inizio sembrare assurda a chiunque non abbia mai esaminato criticamente l’”Olocausto”. Ogni persona allevata nell’emisfero occidentale ha costantemente sentito dire fin dalla prima infanzia, dello sterminio degli ebrei, delle camere a gas e dei sei milioni; dubitare di ciò, sarebbe come affermare che la seconda guerra mondiale non è mai avvenuta. Nelle discussioni con persone che non hanno mai letto i nostri scritti, i revisionisti sono sempre sfidati con tre comunissime obiezioni che approssimativamente sono le seguenti:

 

Prima obiezione: dove sono finiti i milioni di ebrei? Per esempio, prima della seconda guerra mondiale, circa tre milioni di ebrei vivevano in Polonia; poi dopo la guerra ce n’erano poche decine di migliaia o centinaia di migliaia al massimo. Questo prova che da 2.5 a 3 milioni di ebrei polacchi furono uccisi dai tedeschi.

 

Seconda obiezione: nella primavera del 1945, quando le truppe americane liberarono un certo numero di campi di concentramento, essi trovarono pile di cadaveri e scheletri viventi. Tutti hanno visto quelle immagini. Sono tutti falsi hollywoodiani?

 

Terza obiezione: innumerevoli testimoni oculari hanno descritto lo sterminio nelle camere a gas. Erano tutti mentitori? E’ impossibile per così tanti individui raccontare la stessa storia indipendentemente gli uni dagli altri. Inoltre, molti assassini - il più importante è Rudolf Hoss, il primo comandante del campo di concentramento di Auschwitz - hanno confessato di aver partecipato allo sterminio. Queste confessioni sono state tutte ottenute con la tortura?

 

Oggi intendo esaminare la terza di queste obiezioni, affrontando le testimonianze oculari. Ma, prima di tutto, alcune brevi osservazioni sulle altre due.

 

Iniziamo con la questione di cosa sia successo agli ebrei scomparsi, se essi non furono uccisi. Un altro oratore affronterà questo argomento in dettaglio, io mi limiterò a rispondere con un contro argomento facile da comprendere, e di cui sono debitore al ricercatore francese Jean-Marie Boisdefeu:[2]

 

“Al tempo del regime coloniale in Algeri, circa un milione di francesi vivevano lì. Quando il Fronte di Liberazione Nazionale giunse al potere, il numero si ridusse approssimativamente a 100.000. Questo significa che i partigiani algerini uccisero 900.000 francesi? Certamente no, la risposta è casomai che la maggior parte dei residenti francesi tornarono in Francia spontaneamente prima che l’indipendenza venisse raggiunta. Perciò, l’assenza di ebrei polacchi non è una prova che essi furono tutti uccisi. Non è forse possibile che una gran parte, forse addirittura la maggioranza di essi, sia ancora viva, solo non vivente in Polonia, ma piuttosto in altri paesi?”

 

I cambiamenti demografici in Polonia, come evidenziato da J. M. Boisdefeu, furono molto più drastici; l’intera metà orientale, dove fino al 1939 visse la maggioranza degli ebrei, fu annessa dall’Unione Sovietica, e per compensazione la Polonia acquisì grandi aree del territorio tedesco - dove quasi nessun ebreo aveva vissuto prima della guerra - rispetto all’Algeria, dove i confini rimasero in gran parte intatti.

 

Una breve storia, pubblicata il 24 Novembre 1978 sullo State Times (Baton Rouge, Louisiana), spiega molto più vividamente di qualunque complicato studio demografico il destino degli ebrei polacchi, e da questa cito il seguente passaggio:

 

“Gli Steinberg un tempo prosperavano in un piccolo villaggio ebreo in Polonia. Questo fu prima dei campi della morte di Hitler. Ora più di 200 sopravvissuti disseminati nel mondo e i loro discendenti sono riuniti qui per condividere una speciale celebrazione di quattro giorni che è iniziata, appropriatamente, il giorno del Ringraziamento.

I parenti sono venuti Giovedì dal Canada, dalla Francia, dall’Inghilterra, dall’Argentina, dalla Colombia, da Israele e da almeno 13 città da una parte all’altra degli Stati Uniti. “E’ favoloso”, ha detto Iris Krasnow, di Chicago, “Ci sono qui cinque generazioni, da 3 mesi di età fino a 85 anni. La gente sta festeggiando e si gode un momento meraviglioso. E’ quasi come una riunione di rifugiati della seconda guerra mondiale.”” [STATE TIMES, Baton Rouge, Louisiana, 24 Novembre 1978, p.8].

 

Passiamo alla seconda obiezione contro il revisionismo, quella concernente le immagini dei cadaveri e degli scheletri viventi che furono trovati nei campi liberati. Quelle immagini non sono affatto falsificazioni prodotte a Hollywood; purtroppo sono vere. Tuttavia tutti gli storici, sia ortodossi che revisionisti, concordano sul fatto che i cadaveri che vediamo in quelle immagini non sono vittime assassinate ma vittime di epidemie e denutrizione. Verso la fine del 1944, la situazione nei campi di concentramento peggiorò pesantemente a causa del tracollo della Germania. La distruzione, attuata con i bombardamenti, del sistema di trasporto portò a carestie di cibo, e i campi occidentali ancora funzionanti finirono col diventare totalmente sovraffollati, a causa del trasferimento di detenuti  dai campi orientali. Si diffusero le epidemie, le quali, a causa delle carestie, non potevano essere tenute sotto controllo cosicché, conseguentemente, il tasso di mortalità a Dachau - per esempio - dall’inizio del Gennaio del 1945 fino alla fine dell’Aprile successivo, fu non minore di 15.384 individui. Una cifra superiore a quella del totale dei cinque anni precedenti! La cifra totale delle vittime dall’inizio del 1940 alla fine del 1944 ammonta infatti a 12.455.[3] Ora, le fotografie suddette non hanno assolutamente nulla a che fare con il cosiddetto “Olocausto”, avvenuto in massima parte nelle camere a gas e che venne interrotto nell’autunno del 1944, secondo gli storici ortodossi. Ma tuttavia tali immagini sono continuamente mostrate per provare l’”Olocausto”, e la “prova dell’esistenza delle camere a gas omicide ad Auschwitz e a Treblinka viene ottenuta in modo fraudolento mostrando le immagini delle vittime della denutrizione, del tifo e della dissenteria. Queste sono alcune delle buffonate utilizzate dai rappresentanti della storiografia ufficiale.

 

3. Il valore delle testimonianze oculari nella letteratura ufficiale dell’”Olocausto”

 

Il libro di Raul Hilberg, La distruzione degli ebrei europei,[4] è considerato l’opera più completa sull’”Olocausto”. La persecuzione degli ebrei europei, vale a dire le politiche antiebraiche messe in opera dai tedeschi e dai loro alleati, è trattata in centinaia di pagine dei tre volumi, completi di note a piè di pagina riguardanti le fonti. Tuttavia questo libro non è intitolato La persecuzione degli ebrei europei, il titolo è La distruzione degli ebrei europei, ed è perciò fuorviante, perché solo una porzione insignificante di quest’opera gigantesca affronta le fondamenta dell’”Olocausto”, e cioè la pretesa distruzione degli ebrei nei campi di sterminio. Nell’edizione tedesca di questo libro, Hilberg affronta lo “sterminio” soltanto in 19 delle 1351 pagine complessive. Aggiungendo le 11 pagine che si occupano della “evacuazione dei campi di sterminio”,  abbiamo un totale di 30 pagine, poco più del 2% riguardante lo sterminio degli ebrei. Il lettore attento di quelle 30 pagine, comprese le note, presto si rende conto che Hilberg basa il suo racconto esclusivamente su resoconti di testimoni oculari e non su documenti. Perché? Perché come non esistono documenti che descrivano la costruzione e il funzionamento delle camere a gas omicide, così non esistono documenti riguardanti un piano tedesco per lo sterminio fisico degli ebrei.

 

Il libro Le crematoires d’Auschwitz,[5] pubblicato nel 1994 per la penna del ricercatore francese Jean-Claude Pressac, venne salutato dal mondo occidentale come la confutazione del revisionismo. Pressac promette nella prefazione di non basarsi sulle “sempre insoddisfacenti” testimonianze oculari, ma piuttosto sui documenti.[6] Ma il lettore poi scopre con sua sorpresa, che invece Pressac si basa sui resoconti dei testimoni oculari come una fonte attendibile ogni volta che descrive le gassazioni omicide!

 

Nel 1996 il francese Jacques Baynac fu il primo rappresentante della versione ortodossa dell’”Olocausto” a riconoscere che non esiste prova scientifica dell’esistenza delle camere a gas omicide nei campi di guerra nazionalsocialisti. Egli scrive:

 

“Per uno storico scientifico, la testimonianza oculare non rappresenta la vera storia. E’ piuttosto un oggetto della storia. Una singola testimonianza oculare non ha molta importanza, e molte testimonianze non pesano molto di più, perché nessuna di loro è basata sui documenti. Il postulato della storiografia scientifica deve essere, senza esagerazione: Niente documenti, niente prove.[7]

 

4. I tre tipi di prova

 

L’accusa maligna riguardante gli stermini, rivolta al popolo tedesco per oltre mezzo secolo, è basata solamente su resoconti di testimoni oculari. Noi revisionisti non siamo rimasti convinti da tali resoconti. Il nostro metodo è di investigare il destino degli ebrei durante la seconda guerra mondiale nello stesso modo in cui vengono investigati gli altri eventi storici, un metodo accettato in criminologia, il che significa che esiste un ordine d’importanza riguardante le prove: la prova materiale viene per prima, la prova documentaria è la successiva, e i resoconti dei testimoni oculari vengono per ultimi.[8]

 

Permettetemi di dimostrare questo con un semplice esempio. Un uomo è stato accoltellato a morte; l’arma del delitto, un coltello con tracce di sangue e impronte, è stato trovato vicino al cadavere. Un testimone oculare accusa il signor X. All’inizio dell’indagine la polizia ha fatto esaminare il coltello per vedere se il gruppo sanguigno della vittima è lo stesso di quello del sangue sul coltello, se la ferita può essere stata causata da quel coltello, e se le impronte sull’impugnatura sono quelle dell’accusato. Se i risultati di quest’indagine sono contrari al resoconto del testimone oculare, è il risultato dell’indagine a fare testo. Se, per esempio, le impronte sull’impugnatura non sono quelle del signor X e se l’investigatore accerta che la ferita inferta dalla pugnalata è stata fatta da una persona che ha usato la mano destra, mentre il signor X è mancino, l’investigatore concluderà che il testimone oculare si è sbagliato (forse perché il signor X è somigliante al vero assassino), o che ha mentito di proposito perché egli e il signor X sono nemici, ed egli desiderava danneggiare il signor X accusandolo di omicidio.

 

Ci sono buone ragioni da parte dei procuratori per considerare inaffidabili i resoconti dei testimoni oculari. Primo, la memoria umana è imperfetta perché è sempre possibile che un testimone mescoli quello che ha vissuto con quello che ha letto o ascoltato successivamente. In secondo luogo, le emozioni, fattori come le simpatie e le antipatie, spesso giocano un ruolo. Da un punto di vista legale, bisogna distinguere tra resoconti di testimoni parziali e imparziali. Se, per esempio, un testimone imparziale descrive un incidente d’auto, la polizia darà, nel dubbio, più credito alla sua testimonianza che a quella degli automobilisti coinvolti perché essi probabilmente si chiameranno in causa l’uno con l’altro.

 

La prova documentaria, come già detto, si colloca tra la prova materiale e la testimonianza oculare. Due esempi, che non riguardano l’argomento dell’”Olocausto”, mostreranno il perché. Il primo esempio dimostrerà la superiorità della prova obbiettiva rispetto ai documenti:

 

Supponiamo che gli archeologi trovino un documento che fa apparire una città in un luogo dove oggi non c’è nient’altro che un terreno apparentemente non rimosso. Iniziano gli scavi ma non viene trovato nulla. Poiché persino dopo migliaia di anni dovrebbero esservi ancora delle tracce, il documento deve essere considerato errato. La prova obbiettiva, poiché non vi sono rovine della città, prevale sul documento; il documento non ha registrato una realtà storica, ma una leggenda. Il documento in sé stesso può essere autentico, ma il contenuto è difettoso.

 

Il secondo esempio dimostra la superiorità della prova documentaria sulla testimonianza oculare. Supponiamo che un uomo venga accusato di aver commesso un crimine in una città in un determinato momento. Egli nega di essere stato presente in quella città in quel momento, e presenta un testimone oculare che giura che entrambi erano andati a fare una gita in montagna e non hanno incontrato nessuno. Ma poi la polizia trova, nella città dove il crimine è stato commesso, il conto di un albergo che mostra la data del crimine e la firma dell’accusato. Così, a causa della prova documentaria, si dimostra che il testimone oculare è un mentitore. Si può presumere che abbia mentito per proteggere il suo amico, o che sia stato pagato per farlo.

 

Questo semplice esempio dimostra l’inaffidabilità delle testimonianze oculari; e poiché l’accusa dello sterminio di milioni di persone in mattatoi chimici si basa esclusivamente su testimonianze oculari, bisogna essere sospettosi, specialmente perché i testimoni non sono imparziali, ma sono quasi esclusivamente ex detenuti ebrei dei campi di concentramento, che soffrirono durante il loro internamento, e da cui difficilmente ci si può aspettare obbiettività nei confronti di coloro che li imprigionarono.

5. Le testimonianze oculari contro le prove materiali e documentarie

 

Abbiamo appena mostrato quali metodi la polizia userebbe per risolvere un crimine ordinario, non politico. Posti di fronte a un crimine straordinario e mostruoso come l’”Olocausto”, si deve presumere che le potenze vittoriose abbiano fatto qualsiasi cosa in loro potere per preservare le prove di questo crimine subito dopo che i campi vennero liberati. Sarebbe stato cruciale ottenere perizie: in che modo l’arma del delitto venne usata, che tipo di gas venne usato, e in quali attrezzature. I sovietici catturarono i campi di Auschwitz e Majdanek quasi indenni—le strutture che furono presuntamene utilizzate come camere a gas erano in parte intatte, in parte in rovina. Secondo le testimonianze oculari, in entrambi i campi venne usato per lo sterminio l’insetticida Zyklon B, contenente blu di Prussia (a Majdanek vennero presuntamente utilizzate piccole dosi di monossido di carbonio, dai container).

 

Chimici, ingegneri e architetti avrebbero dovuto esaminare immediatamente i fabbricati, secondo criteri strettamente scientifici, per accertare se lo sterminio fosse stato possibile nelle modalità e nei tempi descritti dai testimoni oculari. Inoltre, le strutture presuntamente utilizzate come camere a gas omicide avrebbero dovuto essere esaminate per accertare se potevano essere state utilizzate a quello scopo. Successivamente si sarebbero dovuti esaminare i crematori per vedere se potevano aver trattato il numero presunto di cadaveri, e gli esperti avrebbero dovuto controllare se c’erano tracce di fosse di cremazione, etc.

 

Niente di tutto ciò è accaduto. E’ vero, una commissione sovietica, subito dopo la liberazione di Majdanek (nel Luglio del 1944), esaminò qualcosa e scrisse un rapporto,[9] ma questo rapporto non è nemmeno menzionato dalla letteratura ufficiale dell’”Olocausto”, perché gli esperti sovietici si comportarono in modo fin troppo impreciso e fraudolento.[10] Ad esempio, la presenza dei recipienti di Zyklon B venne considerata quale prova delle gassazioni omicide, sebbene fosse largamente risaputo che questo insetticida veniva utilizzato in quasi tutti i campi di concentramento, come pure sui fronti di guerra, per combattere i pidocchi che diffondevano il tifo. Venne anche venduto all’estero. Nel 1943 ad esempio, dodici tonnellate di Zyklon B vennero vendute all’esercito finlandese, e nessuno nell’esercito finlandese afferma che venne usato per sterminare ebrei.[11]Di conseguenza, la mera presenza di recipienti di Zyklon B non è una prova che degli esseri umani venissero gassati, esattamente come la disponibilità di un’accetta in una famiglia non prova che un crimine vi sia stato commesso.

 

A parte questo, le potenze vittoriose non si sono mai preoccupate di fornire una prova materiale dei pretesi stermini nelle camere a gas. Mai, né a Norimberga, né in nessuno dei numerosi processi ai nazisti nella repubblica federale di Germania, è stata mai fornita una perizia che riguardasse la presunta arma del delitto.

I revisionisti hanno fatto quello che gli accusatori dei tedeschi hanno sempre trascurato di fare. Prima di tutto hanno studiato i progetti delle presunte camere a gas di Auschwitz e Majdanek, scoprendo che i locali dove gli esseri umani sarebbero stati presuntamente gassati erano in realtà camere mortuarie o seminterrati dove deporre cadaveri, mentre le camere a gas di Majdanek furono costruite come tali, ma non per uccidere esseri umani, bensì per la disinfestazione dei vestiti. Successivamente, i revisionisti hanno cercato di accertare se fosse tecnicamente possibile modificare questi locali in modo tale da utilizzarli per gli stermini con lo Zyklon B. Essi sono giunti alla conclusione che questo non era possibile, in parte a causa di ragioni chimiche o tecniche.[12] Se tali conclusioni sono erronee, i nostri avversari avevano molte opportunità per correggerle e discuterle nelle proprie analisi. Nulla di tutto ciò è accaduto fino ad oggi. Come mai?

 

Ricapitoliamo: l’esame dei progetti tedeschi dimostra che le attrezzature identificate dai testimoni oculari come camere a gas omicide, non erano state pianificate o costruite per quello scopo, e ulteriori analisi tecniche e chimiche confermano che gli stermini con lo Zyklon B sarebbero stati impossibili in quelle attrezzature.

Le prove documentarie e materiali contraddicono le testimonianze oculari.

 

Permettetemi di citare due esempi ulteriori dalla tematica dell’”Olocausto”. Nel primo, la testimonianza oculare è confutata utilizzando la prova materiale; nel secondo, per mezzo della prova documentaria.

 

Secondo la storiografia ufficiale, tra la metà di Maggio e l’inizio di Luglio del 1944, furono uccisi da 180.000 fino a 400.000 ebrei ungheresi  - il numero delle vittime è variabile, dipendendo dalle fonti - nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau.[13] Tutti concordano sul fatto che i crematori non avrebbero mai potuto trattare un tal numero di cadaveri, perciò secondo i testimoni oculari, un gran numero di cadaveri venne bruciato in fosse all’aperto. Durante questo periodo, Auschwitz-Birkenau venne ripetutamente fotografata dagli aerei di ricognizione alleati. La fotografia più importante è quella del 31 Maggio 1944: si presume che quel giorno arrivarono a Birkenau 15.000 ebrei ungheresi, e 180.000 erano arrivati nelle due settimane precedenti, per una media giornaliera di 13.000 unità. Ora, non c’è traccia dei pretesi stermini e delle cremazioni di massa nella fotografia del 31 Maggio:[14] nessun segno di fosse o di mucchi di terra; nessun segno di file di fronte al crematorio e alle presunte camere a gas; nessun cielo oscurato dal fumo come descritto dai testimoni. Stessa cosa esaminando le restanti fotografie. Così, le testimonianze oculari sono smascherate come false; lo sterminio degli ebrei ungheresi ad Auschwitz-Birkenau non ha mai avuto luogo. (Secondo i revisionisti, Auschwitz fu un campo di transito per la maggior parte degli ebrei ungheresi e questa tesi può essere parzialmente comprovata con documenti).

 

Nel secondo esempio che sto per fornire, le testimonianze oculari sono demolite dai documenti. Secondo i testimoni, i bambini piccoli venivano uccisi ad Auschwitz, perché  non erano in grado di lavorare. Tuttavia, all’inizio di Aprile del 2000, Carlo Mattogno ed io abbiamo trovato un elenco in un archivio di Mosca che era stato compilato da quattro medici ebrei detenuti poco dopo la liberazione di Auschwitz, per ottemperare ad una richiesta dei sovietici. Si tratta di un elenco di nomi di oltre 1000 prigionieri ebrei che i tedeschi avevano considerato fisicamente non idonei ad essere rimossi dal ricovero in ospedale. Vi erano inclusi i nomi di 97 bambini ebrei e di 83 bambine di età compresa tra i pochi mesi e i 15 anni.[15] Ora, se bisogna credere ai testimoni oculari, quei bambini avrebbero dovuto essere uccisi come inutili consumatori di cibo, e non avrebbero dovuto essere ricoverati in ospedale.

 

6. Ci sono davvero “migliaia di testimoni”?

 

Una persona di media intelligenza, messa di fronte agli argomenti dei revisionisti, non discuterà la superiorità delle prove materiali e documentarie nei confronti dei testimoni oculari, ma insisterà che è impossibile che “migliaia di testimoni” abbiano mentito. Perciò le storie delle camere a gas devono essere essenzialmente vere anche se il numero delle vittime è stato gonfiato. Questo argomento ha un difetto fondamentale. Non ci sono “migliaia di testimoni”. In un processo tenutosi nell’Aprile di quest’anno contro il revisionista svizzero Gaston-Armand Amaudruz, a Losanna, si presentarono due ex detenuti ebrei di un campo di concentramento, Toman e Klein; il primo come querelante, e il secondo come testimone per l’accusa. La stampa riportò che erano testimoni delle camere a gas. Ma in realtà nessuno dei due per loro propria ammissione aveva mai assistito ad una gassazione. Essi osservarono molte persone entrare nelle camere a gas e non uscirne (Toman e Klein affermarono inoltre di aver visto in continuazione eruttare fiamme dai camini del crematorio, cosa impossibile, come ogni esperto potrà attestare). I due ebrei del processo Amaudruz sono un tipico esempio di molti dei cosiddetti testimoni delle cosiddette camere a gas. Essi hanno riferito soltanto quello che hanno sentito da altri o che hanno letto. Il numero dei testimoni che realmente hanno descritto delle gassazioni, si contano in poche dozzine al massimo. Da decenni, leggendo la letteratura dell’”Olocausto”, spuntano gli stessi nomi: Hoss, Broad, Vrba, Muller, Tauber, Dragon, Nyiszli, Bendel, Gerstein, Wiernic, e pochi altri. Se uno vuole esaminare la credibilità di questi testimoni, come ho fatto nel mio libro Auschwitz: confessioni dei perpetratori e testimoni dell’Olocausto,[16] ha davanti a sé un compito risolvibile, poiché ha soltanto bisogno di concentrarsi su pochi resoconti. L’intero “Olocausto” dipende dalla loro credibilità.

 

7. Davvero i resoconti dei testimoni oculari concordano tra loro?

 

Gli avversari del revisionismo affermano che i revisionisti utilizzano piccole discrepanze nelle testimonianze oculari, enfatizzate oltre misura, per negare il crimine più orrendo della storia umana. Essi sostengono che le testimonianze oculari concordano nei punti decisivi, e perciò, le piccole discrepanze sono secondarie. Riguardo a questa questione, permettetemi di citare l’antirevisionista italiana Valentina Pisanty:

“Non credere al genocidio equivale dunque a negare che si sia consumato un omicidio anche qualora il colpevole sia stato udito chiaramente gridare <<sto andando ad ammazzare Rossi>> (dopo aver pubblicato un libro su come intendeva far fuori Rossi), Rossi sia scomparso, e decine di testimoni abbiano assistito alla sua uccisione. Se, durante il processo, due testimonianze si dimostrano discordanti circa il colore della cravatta dell’assassino, o se un testimone dice che l’uccisione è avvenuta alle 17:35 mentre l’altro giura che il suo orologio segnava le 17:40, se ne conclude forse che l’omicidio non ha avuto luogo e che Rossi se la sta spassando su qualche spiaggia delle Maldive (…)?”[17]

 

Bene, in realtà le testimonianze oculari sono molto più contraddittorie di quanto la signora Pisanty presuma. Ad esempio, a Belzec, dove furono presuntamente uccisi 600.000 ebrei, i testimoni hanno descritto non meno di otto differenti metodi di uccisione, metodi che vanno da una piastra metallica in una cisterna sotterranea, nella quale gli ebrei sarebbero stati uccisi mediante elettricità; ai treni nei quali gli ebrei erano rinchiusi per poi venire immersi nella calce viva, che maciullava lentamente la carne dalle loro ossa, fino alle uccisioni con motore diesel in una baracca.[18] Il revisionista italiano Carlo Mattogno chiosa sarcasticamente l’argomentazione della Pisanty nel modo seguente:

 

“Al processo di appello si è scoperto che il giudice di primo grado aveva commesso gravissime violazioni delle norme procedurali: le testimonianze dell’accusa presentavano ben altre anomalie. Un testimone aveva dichiarato che il signor Rossi era stato ucciso in una “camera a vapore”, un altro aveva giurato che era stato asfissiato con il cloro, un altro ancora aveva menzionato come arma del delitto una “sostanza nera” non meglio definita, un altro giurava che il signor Rossi era stato folgorato su una piastra metallica, suscitando le ire di un testimone che lo aveva visto con i propri occhi scendere in una cisterna riempita a metà d’acqua ed essere folgorato lì, un altro ancora aveva osservato che l’omicidio era stato consumato asfissiando il signor Rossi con l’ossido di carbonio, ma un altro testimone, più attento, aveva notato che la vittima era morta perché dalla sua stanza era stata pompata via l’aria. Il giudice si è giustificato affermando che le testimonianze oculari si dimostravano concordi su un “nucleo essenziale”: tutte dicevano che il signor Rossi era stato ucciso.”[19]

 

In mezzo a tutto questo va anche ricordato che il corpo del signor Rossi non venne mai trovato, proprio come i corpi dei milioni di vittime presuntamente uccise nei campi non furono mai ritrovati; non una traccia, non cenere, non frammenti di ossa, non denti…

 

Nei primi anni di guerra, vennero anche diffuse storie contraddittorie riguardanti i metodi di sterminio ad Auschwitz. In quei racconti, preparati dalla resistenza polacca come propaganda di guerra, lo Zyklon B non venne mai menzionato; i testimoni parlavano piuttosto di gas velenoso, bagni elettrici, o di un martello pneumatico, quando descrivevano l’arma del delitto.[20] Sei giorni dopo la liberazione del campo, il 2 Febbraio del 1945, il reporter ebreo Boris Polevoi, scrisse sulla Pravda che ad Auschwitz centinaia di prigionieri erano stati simultaneamente fulminati su un trasportatore a nastro. La Pravda trovò anche delle camere a gas ad Auschwitz, sebbene nel posto sbagliato; non nella parte occidentale del campo di Birkenau, ma nella parte orientale. Molto presto il trasportatore a nastro fulminante e le camere a gas nella parte orientale scomparvero per sempre nel bidone della spazzatura della storia e nei rapporti successivi emerse una variante radicalmente nuova:

 

Si ritiene che a Birkenau, lo sterminio venne commesso con l’insetticida Zyklon B nei crematori, come pure in due fabbricati agricoli.

 

8. Come vennero coordinati i testimoni oculari

 

Sin dal Febbraio del 1945, i testimoni concordano sul fatto che ad Auschwitz, lo Zyklon B venne usato come arma del delitto, anche se essi si contraddicono reciprocamente su molte altre questioni. Quando si guarda più da vicino a questi resoconti, ci si accorge presto che essi contengono molte assurdità tecniche e scientifiche che finiscono per privarli di ogni credibilità. Fatemi citare appena un esempio: il tempo stabilito per la cremazione dei cadaveri è irrealisticamente breve. Oggi, in un moderno crematorio, il tempo necessario per cremare un cadavere in un forno con una muffola, è di circa un’ora; si ritiene che lo stesso tempo valga per i crematori di Auschwitz-Birkenau.[21] I testimoni di Auschwitz menzionano tempi molto più brevi; Dov Paisikovic, ad esempio, afferma che la cremazione di un cadavere richiedeva circa quattro minuti![22] Rudolf Hoss, il primo comandante di Auschwitz scrisse nelle sue annotazioni compilate durante la propria prigionia in Polonia, che tre cadaveri venivano cremati simultaneamente in una muffola in venti minuti.[23] Poiché ci vuole un tempo tre volte superiore per cremare un singolo cadavere, il tempo menzionato da Hoss è nove volte più basso di quello necessario, ma questo non ha impedito a nessuno dei testimoni di ripetere questa favola nel corso degli anni, come ad esempio nel libro di Philip Muller, pubblicato nel 1979, in cui si afferma che tre cadaveri venivano cremati in venti minuti![24] I sostenitori della versione ortodossa dell’”Olocausto” sono nel giusto quando affermano che è impossibile che così tanti testimoni, indipendenti l’uno dall’altro, siano arrivati a dare la stessa versione dei fatti, ma i testimoni non vi sono arrivati indipendentemente.

 

Poco dopo la liberazione del campo, la testimonianza degli ex detenuti venne coordinata dai sovietici, cosa che può facilmente essere verificata. Dal 14 di Febbraio all’8 Marzo del 1945, una commissione sovietica prese nota di tutte le atrocità commesse ad Auschwitz. In questo rapporto la commissione asserisce che non meno di 4 milioni di persone furono uccise ad Auschwitz.[25] La direzione del Museo di Auschwitz ha concordato con questa cifra assurda fino all’inizio del 1990. Oggi essi parlano di 1.5 milioni di vittime, una cifra che è ancora dieci volte troppo alta. Leggendo le testimonianze oculari fornite dal 1945, ci si trova sempre di fronte la cifra dei 4 milioni, da cui siamo forzati a concludere che la commissione istruì i primi testimoni sulla cifra da citare, dopodichè i testimoni successivi copiarono semplicemente tale cifra.

 

Questo spiega molte delle assurdità che appaiono nei resoconti dei testimoni—ad esempio l’assurdità dei tempi di cremazione e gassazione. Se 4 milioni di persone furono uccise ad Auschwitz e i loro cadaveri cremati senza lasciare neppure una traccia, allora le camere a gas e i crematori devono essere rimasti in funzione senza interruzione e con una velocità da record!

 

9. I testimoni ebrei crollano all’istante quando vengono contro interrogati

 

Il ricercatore francese, professor Robert Faurisson, è stato il primo ad evidenziare questo importante aspetto riguardante i resoconti dei testimoni: nei processi ordinari quotidiani, gli avvocati difensori contro-interrogano il testimone. Se il testimone mente, le magagne vengono scoperte. Ma durante tutti questi anni, questa procedura non è mai stata usata quando i “Testimoni delle Camere a Gas” ebrei venivano intervistati. Questi mentitori potevano andare da un processo all’altro e viaggiare da una conferenza all’altra per raccontare le loro favole graziose perché nessuno osava avanzare delle osservazioni critiche.[26] Sin dal 1945, mettere in discussione la credibilità di un testimone ebreo è stato proibito, perché far questo significherebbe perseguitare di nuovo i pochi che sono riusciti nel miracolo, sfuggire alle camere a gas!

 

Nel 1946, il difensore dr. Otto Zippel, in un processo tenutosi in Gran Bretagna contro il dr. Bruno Tesch e contro Karl Weinbacher, fu forse il primo avvocato che osò porre qualche osservazione critica ad un testimone ebreo. Tesch e Weinbacher erano dei rappresentanti dell’Associazione Tedesca per l’Eliminazione degli Insetti Nocivi, che produceva lo Zyklon B, lo stesso insetticida che salvò le vite di decine di migliaia di detenuti ad Auschwitz, uccidendo i pidocchi che diffondevano il tifo. Durante il processo, l’ebreo rumeno Charles Sigismund Bendel, testimone dell’accusa, testimoniò che 4 milioni di persone erano state uccise ad Auschwitz con lo Zyklon B. Nel Crematorio IV, 1000 persone sarebbero state presuntamente assembrate in una stanza misurante 10 metri in lunghezza, 4 metri in larghezza e 1.6 metri in altezza, e quindi sarebbero state sterminate con il gas. Quando il dr. Zippel chiese come fosse possibile collocare 1000 persone in una stanza di 64 metri cubi, Bendel rispose: “Ci si poteva riuscire soltanto con metodi tedeschi”. Zippel proseguì: “Lei crede sul serio che 10 persone possano essere collocate in ½ metro cubo?”. Risposta di Bendel: “I 4 milioni di gassati ad Auschwitz sono testimoni di tutto ciò.”[27] Così, il contro-interrogatorio ebbe termine. Il dr. Tesch e Weinbacher, accusati di aver collaborato all’uccisione di 4 milioni di persone, furono condannati e impiccati sulla base della testimonianza di Bendel.

 

Nel 1985, quasi quattro decenni più tardi a Toronto, Canada, in un processo contro il revisionista Ernst Zundel, i testimoni ebrei della “camera a gas” dovettero affrontare un legale che li contro-interrogò impietosamente. Testimone per la difesa era il famoso dr. Rudolf Vrba, un ebreo slovacco che fuggì da Auschwitz nel 1944 e insieme al suo compagno ebreo Alfred Wetzler, scrisse un resoconto riguardante tale campo che fu pubblicato a New York nel Novembre del 1944, come parte di un rapporto del War Refugee Board. Nel suo libro I cannot Forgive, pubblicato nel 1964, egli descrive come nel Gennaio del 1943, per celebrare la visita del Reichsfuhrer delle SS Heinrich Himmler, il primo crematorio di Auschwitz-Birkenau venne inaugurato con la gassazione di 3000 ebrei[28]. (Vrba ovviamente non è preoccupato dal fatto che il primo crematorio di Birkenau entrò in funzione nel Marzo e non nel Gennaio del 1943, e che l’ultima visita di Himmler fu nel Luglio del 1942). Nel corso del processo Zundel, tra l’avvocato di Zundel, Douglas Christie e Vrba ebbe luogo il dialogo seguente:

 

Christie: Mi piacerebbe di chiederle, se lei lo vide davvero arrivare nel Gennaio del 1943, oppure questo è solo…

 

Vrba: Nel Settembre del 1943 o in Gennaio?

 

Christie: Nel suo libro viene detto Gennaio del 1943.

 

Vrba: No, io lo vidi nel Luglio del 1943 e poi nel 1943…

 

Christie: Ma qui viene detto Gennaio del 1943.

 

Vrba: Questo deve essere un errore.

 

Christie: Un errore?

 

Vrba: Sì.

 

Christie: Bene, bene. Ma in tale occasione lei lo ha visto arrivare?

 

Vrba: La prima volta, lo vidi arrivare perché egli era vicino a me come lei lo è ora. (…) Senza cortesia, egli fece un passo per venire più vicino.

 

Christie: Bene, bene.

 

Vrba: La seconda volta lo vidi in un’automobile, la stessa della prima volta. (…) Forse era lui, forse era solo il suo sostituto, non penso che importi.

 

(…)

 

Christie: Lei sta dicendo a questa corte che lei vide davvero Heinrich Himmler guardare attraverso uno spioncino in una camera a gas?

 

Vrba: No, non ho mai detto di essere stato presente quando egli guardò nella camera a gas, solo che ho messo insieme una storia che ho ascoltato molte volte da numerose persone che erano state presenti e che mi dissero tutto. (…)

 

Christie: Ma nel suo libro lei scrive che LEI ha visto tutto e lei non dice che sta scrivendo una diceria.

 

Vrba: In questo caso, ho scritto una diceria.[29]

 

Vrba infine ammise di aver usato una “licenza poetica” quando scrisse il libro.

 

10. Le “confessioni dei perpetratori”

 

E’ un fatto risaputo che si possa costringere un prigioniero indifeso ad ammettere qualsiasi cosa. Nella caccia alle streghe europea del medioevo, numerose donne ammisero di cavalcare scope per aria e di avere rapporti con il Diavolo. Era un fatto ordinario, dopo la guerra, estorcere confessioni ai tedeschi mediante tortura. Un esempio è la confessione del primo comandante di Auschwitz, Rudolf Hoss, il quale ammise in una prigione inglese, che fino al Novembre del 1943, mentre era responsabile di Auschwitz, 2.5 milioni di persone erano state uccise, e ulteriori 500.000 sarebbero morte di denutrizione e malattie.[30] Questo rappresenta il doppio delle persone portate ad Auschwitz tra il 1940 e il 1945! Hoss affermò inoltre di aver visitato il campo di Treblinka nel Giugno del 1941, ma in realtà il campo di Treblinka venne insediato solo 13 mesi più tardi, nel Luglio del 1942! Lo scrittore Rupert Butler, nel suo libro Legions of Death pubblicato nel 1983,[31] disse come gli inglesi ottennero le confessioni di Hoss: torturandolo per 3 giorni! In altri casi è stata usata una tattica più astuta: in cambio della libertà o di un giudizio più mite, l’accusato ammetteva i presunti crimini. Un esempio classico è l’uomo delle SS Pery Broad, che espletò i suoi obblighi ad Auschwitz e venne catturato dagli inglesi. Poi, poiché parlava inglese, lavorò come interprete e più tardi scrisse un rapporto in cui afferma che ad Auschwitz, venne commesso lo sterminio di più vasta scala registrato dalla storia.[32] Di conseguenza, gli inglesi avrebbero potuto fucilarlo o impiccarlo, o imprigionarlo a vita, poiché ogni tedesco e specialmente il personale delle SS era considerato fuorilegge—ma niente di tutto questo accadde—egli fu liberato!

 

Quasi lo stesso accadde nei processi ai nazisti in Germania. Nessuno si preoccupò di verificare se il preteso sterminio fosse stato effettivamente commesso— venne invece determinata soltanto la colpevolezza degli individui. La negazione dello sterminio avrebbe messo l’accusato in una situazione senza speranza, poiché egli sarebbe stato classificato come un “mentitore non pentito”. Questo è il motivo per cui la maggior parte degli accusati non ha mai negato le sterminio degli ebrei nelle camere a gas, ma al massimo la propria personale colpevolezza, e se essi venivano contraddetti dai testimoni, allora affermavano di aver obbedito agli ordini.[33]

 

Ecco come si sono prodotte le “testimonianze oculari” e le “confessioni dei perpetratori” e come sono state utilizzate come prova dei milioni di sterminati nelle camere a gas. Se questi stermini fossero realmente avvenuti, non avremmo bisogno di basarci su quelle confessioni e su quelle testimonianze—dopo tutto, non abbiamo bisogno di confessioni o di resoconti di testimoni per provare che gli americani gettarono bombe atomiche sul Giappone nel 1945.

 

 

Permettetemi di evidenziare un’ulteriore controversia, tra le più grottesche, nell’immagine ufficiale dell’”Olocausto”. Gli storici ortodossi, quando viene loro chiesto come mai non esistono documenti riguardanti lo sterminio degli ebrei, e come mai non vi sono sepolture di massa nei “campi di sterminio”, rispondono che i tedeschi cercarono di cancellare le prove; questo è il motivo per cui non scrissero nulla al riguardo e distrussero ogni documentazione esistente. Essi avrebbero incenerito i cadaveri dei gassati e disperse le ceneri e i frammenti di ossa. Questo è il motivo per il quale abbiamo sentito i racconti degli stermini da “innumerevoli testimoni oculari”. Questi eminenti “storici” sono incapaci di spiegare perché i tedeschi non si sbarazzarono di questi “innumerevoli testimoni oculari”. Ogni ebreo che lasciò vivo un campo di concentramento porta testimonianza al fatto che i tedeschi non ebbero mai l’intenzione di sterminare tutti gli ebrei.  Nel Febbraio di quest’anno ho scoperto un rapporto di un ebreo polacco, Samuel Zylbersztain, sopravvissuto a non meno di dieci campi di concentramento: il campo di “sterminio” di Treblinka, il campo di “sterminio” di Majdanek, e otto campi più “comuni”.[34] Gli ebrei vogliono che noi crediamo che questi rapporti di testimoni oculari sono la prova che l’”Olocausto” è avvenuto, quando invece essi sono la prova dell’esatto contrario!

 

11. Un professore universitario ebreo commenta il valore delle testimonianze oculari

 

Ultimamente, la propaganda dell’”Olocausto” ha preso enormi proporzioni nel mondo occidentale. La stragrande maggioranza delle persone crede basilarmente nella versione ufficiale dell’”Olocausto”, perché è quello che si legge sui giornali, che si ascolta alla radio, e si vede in televisione. Ma la gente è stufa di quest’argomento. Ultimamente , i sionisti stanno usando le sofferenze, reali o immaginarie, del proprio popolo non solo come una scusante per opprimere i palestinesi, e occupare illegalmente il territorio arabo, ma anche per estorcere denaro a un certo numero di paesi, cosa che infastidisce molte persone. David Irving, lo storico inglese, afferma chiaramente per quale motivo l’antisemitismo è in ascesa nel mondo occidentale:

 

“Cosa c’è in loro che genera così tanto odio? Essi farebbero bene a pensarci. Non c’è dubbio che essi sono odiati al giorno d’oggi, in parte, a causa di tutta la “propaganda dell’Olocausto” che essi diffondono costantemente. E’ diventato impossibile questi giorni aprire un giornale o guardare un programma televisivo senza imbattersi nell’Olocausto. Olocausto, Olocausto, Olocausto, dovunque Olocausto. L’Olocausto ha “dirottato” tutti i media in tutta la cultura occidentale. Il mondo è stufo. La gente sta perdendo la pazienza ed è soggetta a ricorrere ad atti di violenza contro gli ebrei. Se gli ebrei non si fermano, essi possono aspettarsi un Olocausto reale.”[35]

 

Gli ebrei intelligenti si accorgono che le deprecabili politiche dei leader ebrei, giustificate con le “camere a gas” e i “sei milioni”, sono responsabili dell’ascesa dell’antisemitismo e potrebbero condurre a dei pogrom di un livello che il mondo non ha mai conosciuto. Il professore universitario ebreo Norman Finkelstein, i cui genitori furono internati nei campi di concentramento durante la guerra, ha portato, a causa di ciò, un feroce attacco contro l’industria dell’Olocausto. Egli ha scritto:

 

“Io non ricordo un solo amico (o genitore di un amico) fare una sola domanda su quello che mia madre e mio padre hanno sofferto. Questo non era silenzio rispettoso. Era indifferenza. In questa luce, non si può essere che scettici riguardo alle manifestazioni di sofferenza degli ultimi anni, dopo che l’industria dell’Olocausto è stata solidamente impiantata. (…) Uno degli amici di tutta una vita di mio padre era stato detenuto insieme a lui ad Auschwitz, un idealista di sinistra apparentemente incorruttibile che dapprincipio rifiutò i risarcimenti tedeschi dopo la guerra. Alla fine diventò uno dei direttori del museo israeliano dell’Olocausto, lo Yad Vashem. In modo riluttante e con genuina delusione, mio padre ammise infine che anche quest’uomo era stato corrotto dall’industria dell’Olocausto, adattando le sue convinzioni per il potere e il profitto. Man mano che la rappresentazione dell’Olocausto prendeva forme sempre più assurde, mia madre si compiaceva di citare (con ironia intenzionale) Henry Ford: “La storia è fandonia”. I racconti dei “sopravvissuti dell’Olocausto”, tutti detenuti nei campi di concentramento, tutti eroi della resistenza—erano una fonte speciale di amaro divertimento a casa mia. I miei genitori si sono spesso domandati perché crescessi così indignato nei confronti della falsificazione e dello sfruttamento del genocidio nazista. La risposta più ovvia è che esso è stato usato per giustificare le politiche criminali dello stato di Israele e del sostegno americano a queste politiche. Esiste anche un motivo personale. Io tengo molto alla memoria della persecuzione della mia famiglia. L’azione corrente dell’industria dell’Olocausto per estorcere denaro all’Europa nel nome delle “vittime bisognose dell’Olocausto” ha rimpicciolito la statura morale del loro martirio in quella di un casino di Montecarlo.”[36]

 

Forse il professor Finkelstein non si rende conto che scrivendo queste parole di condanna mette a repentaglio le fondamenta del racconto ufficiale dell’Olocausto. Le storie dei cosiddetti sopravvissuti, per usare le parole di Finkelstein, erano per i suoi genitori, che avevano una conoscenza di prima mano delle condizioni dei campi di concentramento, “una fonte speciale di amaro divertimento”, e la ripetizione dell’Olocausto “prendeva forme sempre più assurde.”

 

Poiché non esistono prove fattuali o documentarie su qualsiasi sterminio degli ebrei nelle camere a gas, ma solo testimoni oculari, Finkelstein, prendendosi gioco delle testimonianze, demolisce, per metterla in immagini, i pilastri sui quali poggia il tetto dell’Olocausto.

 

Misteriosamente, senza alcun pilastro di supporto, il tetto rimane in aria. Un miracolo! Ma bisogna credere nei miracoli se si vuole accettare la versione ufficiale di tutti gli ebrei durante la seconda guerra mondiale, poiché, se la storia è vera, le norme chimiche e fisiche in quel periodo erano state disattivate.


 


[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale può essere consultato in rete

All’indirizzo: http://web.archive.org/web/20020819001644/http://www.russgranata.com/testimony-eng.html .

[2] Jean-Marie Boisdefeu, La controverse sur l’extermination des Juifs par les Allemands. Volume II: Réalités de la “Solution Finale”, Vrij Historisch Onderzoek, Berchem, 1996, p.107.

[3] Johann Neuhausler, Wie war das im KZ Dachau?, Munich, 1981, p.27.

[4] Raul Hilberg, Die Vernichtung der europaischen Juden, Frankfurt, 1997.

[5] Jean-Claude Pressac, Les crématoires d’Auschwitz, Paris, 1994.

[6] Ibid, p.2.

[7] Le Nouveau Quotidien, Lausanne, 3 Settembre 1996.

[8] Riguardo alla gerarchia delle prove vedi Manfred Kohler,Professor Dr. Ernst Nolte: Auch Holocaust-Lugen haben kurze Beine!, London, 1994, disponibile in rete all’indirizzo: www.vho.org/D/Nolte/ ; vedi anche Manfred Kohler, The Value of Testimony and Confessions Concerning the Holocaust, in Dissecting the Holocaust, Capshaw, 2000, disponibile in rete all’indirizzo: http://www.codoh.com/found/fndvalue.html .

[9] L’expertise sovietica riguardante Majdanek si trova in un archivio di Mosca (Gossudarstvenni Archiv Rossiskoj Federatsii, 7021-107-9).

[10] Vedi Jurgen Graf e Carlo Mattogno, KL Majdanek. Eine historische und technische Studie, Hastings, 1998. [Disponibile in rete in versione inglese all’indirizzo: http://vho.org/dl/ENG/ccm.pdf ].

[11] William B. Lindsay, Ziklon B, Auschwitz and the Trial of dr. Bruno Tesch, in Journal of Historical Review, Vol. 4, N°3, autunno 1983, p.261. Disponibile in rete all’indirizzo: http://www.ihr.org/jhr/v04/v04p261_Lindsey.html .

[12] L’indagine più esatta riguardante le “camere a gas” di Auschwitz è il Rapporto Rudolf (London, 1993; un’edizione ampliata e aggiornata: Hastings, 2000). [Disponibile in rete in versione inglese all’indirizzo: http://www.vho.org/GB/Books/trr/ ]. Per la camera a gas di Majdanek vedi il capitolo 6 del libro di Graf/Mattogno su Majdanek, op. cit.

[13] Vedi Jurgen Graf, What Happened to the Jews who were Deported to Auschwitz but were not Registered There?, disponibile in rete all’indirizzo: http://web.archive.org/web/20020210054037/http://www.russgranata.com/Orange-eng.html .

[14] John Ball, Air Photo Evidence, Delta/B.C. (Canada), 1992.

[15] Gossudarstvenni Archiv Rossiskoj Federatsii, 7021-108-23.

[16] Pubblicato nel 1994 da Neue Visionen, Wurenlos, Svizzera.

[17] Valentina Pisanty, L’irritante questione delle camere a gas. Logica del negazionismo, Milano, 1998, p.191.

[18] Riguardo a questo vedi ad esempio Carlo Mattogno, Il mito dello sterminio ebraico, Monfalcone, 1985 [disponibile in rete all’indirizzo: http://litek.ws/aaargh/fran/livres4/ilmito.pdf ],

oppure Jurgen Graf, Der Holocaust auf dem Prufstand, Basel, 1993 [disponibile in rete in versione francese all’indirizzo: http://litek.ws/aaargh/fran/livres/JGscan.pdf ].

[19] Carlo Mattogno, L’irritante problema delle camere a gas, ovvero: da Cappuccetto Rosso ad…Auschwitz. Risposta a Valentina Pisanty, Genova, 1998, p.164.

[20] Enrique Aynat, Estudios sobre el “Holocausto”, Valencia, 1994. [Disponibile in rete all’indirizzo: http://litek.ws/aaargh/fran/livres6/EAestu.pdf ]

[21] Per dettagli vedi Carlo Mattogno e Franco Deana, Die Krematoriumsofen von Auschwitz-Birkenau, in Ernst Gauss (editore), Grundlagen zur Zeitgeschichte, Tubingen, 1994. [Disponibile in versione inglese all’indirizzo: http://www.codoh.com/found/fndcrema.html ].

[22] Léon Poliakov, Auschwitz, Paris, 1964, p.159.

[23] Martin Broszat (editore), Kommandant in Auschwitz. Autobiographische Aufzeichnungen des Rudolf Hoss, Frankfurt, 1981, p.171.

[24] Pubblicato da Verlag Steinhausen, Frankfurt.

[25] Gosudarstvenni Archiv Rossiskoj Federatsii, 7021-108-15, p.16.

[26] Robert Faurisson, Die Zeugen der Gaskammern von Auschwitz, in: Ernst Gauss (editore), op. cit., [disponibile in versione inglese all’indirizzo: http://www.codoh.com/found/fndwitness.html ].

[27] Documento di Norimberga NI-11953.

[28] Rudolf Vrba, I cannot forgive, Toronto, 1964, p.10.

[29] Trascrizione del primo processo Zundel, Toronto, 1985, p.1244. Ringrazio il prof. Faurisson per avermi amichevolmente trasmesso questa trascrizione.

[30] Documento di Norimberga NO 3868-PS.

[31] Rupert Butler, Legions of Death, 1983, p.235.

[32] Le Erinnerungen [memorie] di Pery Broad sono riprodotte nel libro Auschwitz in den Augen der SS, Kattowitz, 1981.

[33] Riguardo ai processi contro i nazisti vedi specialmente Wilhelm Staglich, Der Auschwitz Mythos, Tubingen, 1979, [disponibile in rete all’indirizzo: http://litek.ws/aaargh/fran/livres2/Stagdeut.pdf ], come pure Manfred Kohler, in E.Gauss (editore), op. cit. (vedi la nota 8).

[34] Samuel Zylbersztain, Pamietnik Wiezna dziesieciu obozow, in: Biuletyn Zydowskiego Instytutu Historycznego, N°68, Warsaw, 1968.

[35] Journal of Historical Review, Vol.19, N°1, Gennaio/Febbraio 2000, p.51.

[36] The Guardian, 12 Giugno 2000.